Il web 2.0 mi ha rotto le palle! (Parte I: un tuffo nella preistoria)

1 novembre 2013
Altavista-1999
Se è stato un visionario come dicono, la sua visione a me non interessa. Il suo lascito è un mondo di zombi che camminano col dito sullo smartphone” Jonathan Franzen su Steve Jobs.

Nel gennaio 1999, dopo la tradizionale vacanza natalizia, tornai al nord con un pentium di seconda mano, spesi tutti i risparmi per un modem 56k da 259mila stramaledette lire, me lo feci installare a pagamento (a quei tempi per me installare un modem era come assemblare un prototipo), feci un salasso di contratto con un provider (si pagava come per il telefono, un canone da strozzini più un abominio per lo scatto telefonico) ed entrai nel magico mondo del web 1.0.
Cos’era il web 1.0 per un neofita come me?

Era un mondo popolato da pochi, con una manciata di migliaia di pagine in lingua italiana, dove la facevano da padrone i siti personali, dalla grafica scarna e dai contenuti ingenui, eppure difficilissimi da costruire nonchè da aggiornare e dunque abbastanza statici, in cui  le Jpeg si aprivano a scatto nel giro di un paio di minuti, e dove il visitatore non poteva interagire, se non attraverso due strumenti: il guestbook (il patetico libro firma dove vergare un saluto di passaggio) e rudimentali forum regni dell’anonimato più selvaggio.

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Ma non è che si era proprio dei cavernicoli: per interagire esistevano comunque decine di programmi di chat (ICQ in particolare con quello sfondo nero e le lettere dai mille colori, un vero pugno nell’occhio che ha provocato un’epidemia di miopia tardiva nei ventenni di allora), già si scaricava musica con napster (se andava bene scaricavi 2 mega in mezz’ora, ma era comunque una rivoluzione), insomma il web era un mondo lento, allegro ed ingenuo dove sperimentare un’esperienza anzitutto personale di conoscenza del globo virtuale con strumenti ancora incerti, vedi i primitivi motori di ricerca ante-google o i pesantissimi browser che mulinavano come motori a scoppio per aprirti una pagina di solo testo. Leggi il seguito di questo post »