Vite parallele a Lisbona

11 ottobre 2013
lisbona
IL VOLO
A. e M. sono una coppia appena sposata, senza figli, che parte per il viaggio di nozze a Lisbona. Il volo di linea  Bologna-Lisbona si rivela confortevole e rilassante.  Liberi dalla oppressione dei low-cost, senza file estenuanti per accaparrarsi i posti migliori, senza i controlli da gestapo sul peso e la dimensione del bagagli a mano, tre ore scorrono senza gli annunci pubblicitari e i tentativi di vendita di profumi, gratta e vinci, sigarette elettroniche e chissà quanti altri impicci. Viene servita la cena, e i due fanno il loro primo brindisi bevendo un rosso portoghese mentre l’aereo si avvicina al suolo lusitano.

A. e M. sono una coppia appena sposata, con una figlia di un anno, che parte a Lisbona per il viaggio di nozze. Il volo di linea Bologna- Lisbona si rivela l’inferno piombato a 20 mila metri di quota. La bimba pensa bene di dormire fino al momento del decollo, poi inizia il suo show della durata di 3 ore. Agganciata alla cintura della mamma, comincia a guardarsi attorno e a reclamare il suo diritto all’esplorazione del veivolo. Lo fa cominciando a scartabellare le istruzioni di emergenza, le riviste in portoghese, gettando tutto per terra, poi scalcia il sedile davanti cominciando a canticchiare uno strano motivetto salmodiante con cui affossa la minchia per quasi due ore ai viaggiatori che imprecano in silenzio. I due genitori cercano di far passare il tempo alla bimba in tutti i modi, cantano, recitano, accendono e spengono le luci e le prese d’aria, poi decidono di darle dei biscotti, con i quali la bimba, piuttosto che mangiarli, decide di pitturare ogni cosa che si trova a portata di mano, Decidono dunque di farla bere: il biberon con tappo salva-goccia, una volta aperto dal papà, per poco non esplode per effetto della pressione accumulata, per il 90% depositandosi in faccia al padre e per il 10% sui passeggeri davanti, i quali, vedendo acqua piovere dal cielo sono già pronti ad urlare in preda al panico.

Ma al peggio non c’è fine. Arriva il pranzo a bordo. Mentre la mamma mangia come una forsennata la sua lasagna a duemila gradi, il padre tiene la bimba che si contorce come un’odalisca, con una mano cerca di mangiare, con l’altra di evitare che la bimba si pianti un coltello in gola, e in tutto questo tiene incollato ai denti il bicchiere di plastica col vino bianco, sorseggiandolo con piccoli movimenti sussultori del collo.
Quando l’aereo atterra i due genitori sono ad un solo passo dal fare una strage motivata dalla ordinaria follia.
PRIMA CENA E PRIMA NOTTE A LISBONA
A e M, quelli senza figli, hanno affittato un appartamento nel centralissimo quartiere della Baixa. Fuori piove e decidono di mangiare un italianissimo piatto di pasta a casa. Nel relax del silenzio appena interrotto dalla pioggia di fuori, la stanchezza del viaggio si trasforma in desiderio, e non appena i piatti vengono vuotati i due si abbandonano nel letto matrimoniale, trombando come antiche divinità greche.
A e M con figlia al guinzaglio hanno affittato un appartamento nel centralissimo quartiere della Baixa. Fuori piove e decidono di mangiare un italianissimo piatto di pasta a casa. Non prima di aver fatto però mangiare la bimba che, essendo ormai passata l’ora di cena, si contorce in sguardi truci e sonorità ricche di astio. Nella casa manca un seggiolone. Questo significa che, per la sera e per tutti pranzi e le cene che verranno, la mamma imboccherà la bimba e il papà farà da sedia, tenendo ferma e impegnata la piccola anguilla che tutto vuol fare tranne che mangiare tranquilla e assennata. Infatti, per inaugurare il parquet lisbonese, la piccola piovra dà una manata al piatto di plastica e rovescia per terra la poltiglia informa dal vago sapore di lenticchie. Il padre emette inudibili maledizioni rivolte a varie divinità estintesi ennemila anni fa. La cena della bimba dura la bellezza di 45 minuti, passata ad intrattenerla cantando imperdibili pezzi rock quali il Torero Camomillo, Mi scappa la pipì e il Gatto Puzzolone.
Dopo di chè la bimba viene lasciata a scoprire casa nei suoi gattonamenti, e i genitori consumano veloci il loro pasto controllando che la bimba non infili l’intera mano nelle accoglienti prese elettriche portoghesi.
Conclusa la cena, arriva il tempo del riposo.
La casa non possiede un lettino per bimbi e il letto matrimoniale è troppo piccolo per ospitare tutti e tre. La soluzione è ovvia: il padre dorme nel letto singolo dell’altra stanza, e lo farà fino alla fine della vacanza: posizione del kamasutra forse scomoda, ma di certo sicura.
LISBONA E LA PIOGGIA.
A Lisbona piove, e pioverà per due giorni quasi ininterrottamente.
A e M non lo ritengono un problema. E’ una pioggia sottile, quasi una nebbiolina che avvolge la città in un’atmosfera nordico atlantica che rende omaggio alla sua posizione e alla sua storia. Bastano due ombrellini per andare in giro per la città e fare la prima scoperta dei quartieri d’intorno, e stando attenti si possono salire le scalinate che dalla Baixa conducono al Chiado e poi su al Largo do Carmo, e poi dentro fino ad arrivare al Miradouro del Jardim de San Pedro de Alcantara e godersi la prima visione di Lisbona dall’alto.
Lì, nella piazzetta, sorseggiano un bicchiere di vinho verde e si sentono già irresistibilmente avvinti dall’atmosfera della città. Tornano a casa  zompando e arrivativi trombano come coguari.A Lisbona piove, e pioverà per due giorni quasi ininterrottamente.
A e M con figlia alle calcagna lo ritengono un dannatissimo problema. Già scarrozzare la bimba su e giù in marsupio per le salite di Lisbona sarà  un accidenti di fatica, se poi ci aggiungiamo scale e ciottolato resi scivolosi dalla pioggia, l’intero affare si prospetta estenuante.
E infatti il buon padre, detto piedi d’argilla, rischia di cadere due volte all’indietro, con un elevato rischio di polverizzazione dell’osso sacro. La prima volta è sulla ripida discesa che conduce al Carmo tramite la Calçada do Sacramento. Mai nome fu più azzeccato per la via, vista il fenomenale moccolo che parte dalla bocca del padre non appena la suola della scarpa scivola via dall’acciottolato e prelude al tonfo sgretola-coccige, tonfo per fortuna evitato di un pelo.
La seconda scivolata avviene niente di meno che sulla scalinata della Basilica del Sè, anche qui, tonfo evitato per un pelo e microbestemmia attutita dal sollievo.
Alla bimba piace il vento che si solleva sopratutto in vista del fiume, tant’è che in piena Praça do Comercio (una sorta di Piazza Unità di Trieste affacciata sul fiume anzichè sul mare) è l’unica a sorridere mentre mamma e papà di fronte alla macchina fotografica fanno facce della serie “se volevo nebbia umidità al 100% e una bastarda pioggerellina che mi entra nelle ossa me ne restavo a Bologna in Piazza VIII Agosto coi tossici”).
LISBONA E GLI ELECTRICOS.
I tram gialli sono il simbolo di Lisbona. Fare un giro sul tram 28 da Martim Moniz fino alla basilica dell’Estrela è l’equivalente di un giro in gondola a Venezia, solo nettamente più economico.
A e M decidono dunque di non perderselo. Arrivano a Martim Moniz con la metro e attendono il loro turno tra decine di turisti e prendono posto comodamente a sedere.
Il percorso offre decisamente il meglio di questa strana città fatta di saliscendi:il pittoresco quartiere di Graça, Rua Escolas Gerais che porta fino al Largo Portas del Sol e al Miradouro Santa Lucia che domina l’Alfama, più giù la Basilica del Sè, la Baixa, poi su per il Chiado, Piazza Camoes, Bica, Santa Catarina fino alla Basilica dell’Estrela.
Piacevolmewnte sballottolati dall’incedere di questo mezzo novecentesco, A e M ritornano infine a casa e, non volendo fermarsi, ci danno dentro come gazzelle di Thomson.
I tram gialli sono il simbolo di Lisbona. Fare un giro sul tram 28 da Martim Moniz fino alla basilica dell’Estrela è l’equivalente di un giro in gondola a Venezia, solo nettamente più economico. E dannatamente più scomodo, se il giro te lo fai in piedi.
Eh si perchè A e M, con figlia in marsupio, con la pioggia che batte non possono permettersi di selezionare il tram più vuoto, e si infilano tosto nel primo tram che passa, ovviamente sovraffollato come un otre rigonfio.
Non so se siete mai andati nei luna park su un trenino a binari nel tunnel dell’orrore. Bene, ricordate come accelerano e sopratutto sterzano quei cosi?  Devi avere una sbarra di ferro ben stretta sulla pancia per evitare di essere scalzato dal trenino.
Ora, togli qualsiasi sbarra di ferro, mettiti in piedi e considera che il tram va non a 10 ma a 40 all’ora. Serri la mano sul gancio a disposizione e per tutto il tragitto sarà come andare sul toro meccanico. Salita, brusca svolta a destra, discesa, frenata semaforo rosso, accelerazione e svolta a sinistra e poi a destra, brusca frenata per motociclista testa di cazzo, fermata a richiesta, accelerazione, stop, accelerazione, brusca svolta a gomito. M. non fa che volteggiare attorno al gancio come un ginnasta russo agli anelli, hai i polsi in fiamme e le spalle suonate come una fisarmonica. In tutto questo ci fosse almeno un civilissimo turista nordeuropeo che offre il posto quanto meno alla mamma con figlia (che nel frattempo si sta divertendo da matti). Manco per niente, i civili nordeuropei se ne stanno bellamente sprofondati sul loro seggiolino, che l’inferno li inghiotta.
A e M con figlia in groppa resistono 5 minuti e scendono al Miradouro di Santa Lucia. M cerca un angolo per vomitare, A maledice nell’ordine questi dannati aggeggi demodè, l’intero secolo del novecento e quei lerci nordeuropei che la guardavano con glaciale indifferenza e invoca una ruspa che spiani i sette colli di Lisbona e faccia colare cemento su quelle maledette rotaie. La bimba invece è ancora lì che balla la cucaracha. Leggi il seguito di questo post »