Tempismo perfetto

10 gennaio 2009

Mi alzo presto, un caffè veloce, i denti e meno 7 gradi all’aperto. Vado a tagliarmi i capelli. Esco dal barbiere, vado in Feltrinelli e le compro un libro in regalo, dal titolo emblematico e romantico. Passo dal mercato del sabato dei coltivatori: le compro un cestello di ricotta fresca e uno yogurt bianco. Torno a casa, si è appena svegliata, le faccio un caffè, le do il libro in regalo, le faccio vedere la ricotta. Lei beve il caffè, è seduta sulla poltrona. Io accendo lo stereo, metto su Bardamù

e la invito a ballare, cominciando a mimare un passo lento come se fossimo in una sala da ballo in piena epopea asburgica. Lei mi guarda sorridente, poi meno sorridente, poi il viso si storce in una smorfia, due smorfie, per un attimo mi vedo incenerire con lo sguardo. Io noto il cambiamento, smetto di ballare da solo e la guardo  di sbiego, ebete.

“Mi sono venute le mestruazioni”, sbotta lei, alzandosi di scatto e correndo in bagno passandomi davanti.

E il bello è che, a giudicare dal tono, è come se le fossero venute per colpa mia. O forse della ricotta. O del libro. O del mio taglio di capelli. O di Bardamù.

Non capisco.